
12/10/2006
L'inno di Mameli compie 60 anni
Adottato definitivamente solo nel 2005
E' tornato in auge grazie alla caparbietà dell'ex presidente Ciampi ma soprattutto (forse) per merito della vittoria della nazionale di calcio ai Mondiali in Germania. Mercoledì l'inno di Mameli compie 60 anni. Noto anche come "Fratelli d'Italia", dal verso introduttivo, l'inno nazionale italiano fu adottato provvisoriamente il 12 ottobre 1946 e solo con il decreto legislativo del 2005 venne ratificato in via definitiva.
Fu il patriota e poeta Goffredo Mameli a scrivere il testo nell'autunno del 1847. Il 10 novembre lo inviò al maestro Michele Novaro che scrisse di getto la musica. L'inno d'Italia era pronto per debuttare davanti ai cittadini genovesi in occasione del centenario della cacciata degli austriaci.
L'inno venne ben presto adottato dai patrioti italiani, simbolo del Risorgimento. Pur essendo cantato da tutti, fu adottato provvisoriamente il 12 ottobre 1946. Si è dovuto aspettare un decreto del 2005 per l'adozione definitiva.
I rivaliPeriodicamente, soprattutto negli anni Novanta, l'inno di Mameli è stato oggetto di aspre critiche da parte di chi voleva sostituirlo. L'avversario più "duro", candidato a mandarlo in "pensione", è stato sicuramente il "Va' pensiero" di Verdi. I riferimenti storici e patriottici - sostengono i critici - sarebbero eccessivi. In realtà se si pensa al contesto risorgimentale in cui è nato il testo composto da Mamelo, i "Fratelli d'Italia" non è meno nazionalista di altri inni, come quello francese o tedesco. Il testoQuello che segue è il testo completo del poema originale scritto da Goffredo Mameli, tuttavia l'inno italiano, così come eseguito in ogni occasione ufficiale, è composto dalla prima strofa e dal coro, ripetuti due volte, e termina con un "Sì" deciso. Attualmente il ritornello è «Stringiamci a coorte, / siam pronti alla morte. / Siam pronti alla morte, / l'Italia chiamò» ripetuto due volte. Il resto del poema richiama episodi rilevanti della lotta per l'unificazione dell'Italia.
Fratelli d'Italia [1]
L'Italia s'è destaDell'elmo di Scipio [2]
S'è cinta la testa [3]
Dov'è la vittoria? [4]
Le porga la chioma [5]
Ché schiava di RomaIddio la creò
Stringiamci a coorte [6]
Siam pronti alla morte L'Italia chiamò Noi siamo da secoliCalpesti, derisiPerché non siam PopoloPerché siam divisi [7]
Raccolgaci un'UnicaBandiera una Speme [8]
Di fonderci insiemeGià l'ora suonò
Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò Uniamoci, amiamociL'unione e l'amoreRivelano ai PopoliLe vie del SignoreGiuriamo far LiberoIl suolo natioUniti, per Dio, [9]Chi vincer ci può?
Stringiamci a coorte, Siam pronti alla morte, L'Italia chiamò. Dall'Alpi a SiciliaDovunque è Legnano, [10]
Ogn'uom di Ferruccio [11]
Ha il core, ha la mano,I bimbi d'ItaliaSi chiaman Balilla [12]
Il suon d'ogni squillaI Vespri suonò [13]
Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò Son giunchi che pieganoLe spade vendute [14]
Già l'Aquila d'AustriaLe penne ha perduteIl sangue d'ItaliaIl sangue polacco [15]
Bevé col cosaccoMa il cor le bruciò [16]
Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò Sì (cantato)
Note1. Il primo verso come era stato scritto da Mameli è «Evviva l'Italia»: fu cambiato da Novaro per renderlo più forte.
2. Scipione l'africano, vincitore di Zama, è portato ad esempio per la capacità della Roma repubblicana di riprendersi dalla sconfitta e combattere valorosamente e vittoriosamente contro il nemico.
3. L'elmo che l'Italia ha indossato è simbolo dell'incombente lotta contro l'oppressore austriaco. 4. La dea Vittoria.
5. Qui il poeta si riferisce all'uso antico di tagliare le chiome alle schiave per distinguerle dalle donne libere che portavano invece i capelli lunghi. Dunque la Vittoria deve porgere la chiome perché le venga tagliata quale schiava di Roma sempre vittoriosa.
6. La coorte (cohors, cohortis) era un'unità da combattimento dell'esercito romano, decima parte di una legione. Questo riferimento militare molto forte, rafforzato poi dal richiamo alla gloria e alla potenza militare dell'antica Roma, ancora una volta chiama tutti gli uomini alle armi contro l'oppressore.
7. Mameli sottolinea il fatto che l'Italia, intesa come penisola italica, non è unita. All'epoca infatti (1848) era ancora divisa in sette Stati.
8. Speranza.
9. Francesismo, par Dieu, cioè da Dio o attraverso Dio: Dio è dalla parte dei popoli oppressi. Questo è uno dei (non molti) riferimenti a Dio che è possibile trovare nelle opere di Mameli.
10. La Battaglia di Legnano (29 maggio 1176), con cui la Lega Lombarda sconfisse Barbarossa, qui simbolo dell'oppressione straniera.
11. Francesco Ferrucci, simbolo dell'Assedio di Firenze (2 agosto 1530), con cui le truppe dell'Imperatore volevano abbattere la Repubblica fiorentina per restaurare la signoria dei Medici. In questa circostanza, il Ferrucci morente venne vigliaccamente finito con una pugnalata da Fabrizio Maramaldo, un capitano di ventura calabrese al servizio di Carlo V. «Vile, tu uccidi un uomo morto», furono le celebri parole d’infamia che l’eroe rivolse al suo assassino. È da notare come in seguito il nome maramaldo sia stato associato a termini quali vile, traditore, fellone.
12. Soprannome di Giovan Battista Perasso che il 5 dicembre 1746 diede inizio, col lancio di una pietra ad un ufficiale, alla rivolta genovese che si concluse colla scacciata degli austriaci, che da alcuni mesi occupavano la città.
13. I Vespri siciliani, l'insurrezione del lunedì di Pasqua del 1282 contro i francesi estesasi a tutta la Sicilia dopo essere cominciata a Palermo, scatenata dal suono di tutte le campane della città. 14. Sono i mercenari cui faceva ampio ricorso l'Austria dell'epoca, i quali non sono certo combattenti valorosi come gli eroi patriottici, bensì sono deboli come giunchi.
15. Anche la Polonia era stata invasa dall'Austria, che coll'aiuto della Russia l'aveva smembrata. Il destino della Polonia è singolarmente legato a quello dell'Italia: anche nel suo inno (Mazurca di Dabrowski) c'è un riferimento agli italiani, e dei soldati polacchi combatterono in Italia con le truppe alleate contro i tedeschi alla fine della seconda guerra mondiale, partecipando anche all'assalto finale a Montecassino.
16. Un augurio e un presagio: il sangue dei popoli oppressi, che si solleveranno contro l'Austria, ne segnerà la fine.
(fonte:
http://it.wikipedia.org/)