Partite senza pubblico, rimedio senza senso.
La prima cosa da evitare è giocare dentro stadi chiusi. Non è corretto, si venderebbe un prodotto falsato anche tecnicamente.
Oggi che governo e sport si riuniscono per decidere le norme anti-violenza, il pericolo diventa generalizzare, perdere d'occhio il particolare in cui la violenza del calcio si muove, vedere dovunque il nemico e colpire con regole più spettacolari che giuste. Temo sia sbagliato per esempio aver impiegato appena un fine settimana per decidere come risolvere un problema vecchio di trent'anni.
Affidarsi a leggi d'emergenza perché fatte in emergenza sarebbe un errore grave perché inutile. Leggi per l'emergenza già esistono. Se si decide che la violenza del calcio diventa finalmente un problema, sarebbe meglio darsi il tempo per una risposta seria. Capire cosa è rimasto di buono nel già fatto. E perché i violenti da stadio abbiano da qualche anno scelto la polizia come avversario. Insieme alle cose da fare, restano insomma anche cose da non fare. Ma hanno uguale importanza. La prima da evitare è giocare dentro stadi chiusi. Non è corretto, si venderebbe un prodotto falsato anche tecnicamente. Inter-Roma senza cinquantamila interisti è un'altra partita. Piuttosto che istituzionalizzare un prodotto falso, meglio non giocare, sospendere i campionati davvero a tempo indeterminato. Seconda cosa da evitare è considerare il calcio come fosse un gioco. In realtà è la terza industria del Paese. Le squadre sono aziende, si può chiedere a un'azienda di sospendere la propria attività per qualcosa che non ha commesso? Chi copre gli stipendi, chi le perdite? Una cosa è un'emozione profonda, altra cosa è la realtà. Quanto potrebbe reggere una situazione palesemente anarchica come questa? Terza cosa importante: non mescolare lo stadio, il resto della gente, con gli ultrà. Se il problema è la curva, bonifichiamo la curva.
Sciogliamo i club, rafforziamo la vigilanza, restituiamo regole a quella parte dello stadio da tempo perduta, facciamo quello che serve, ma non criminalizziamo milioni di persone che non compiono niente di illegale e pagano regolarmente le conseguenze delle colpe altrui. Non umiliamoli con perquisizioni e regole da campo di addestramento militare. Non ce n'è bisogno. Noi stiamo già dicendo a questa grande maggioranza che non siamo più in grado di garantirla, che non è più solare il suo diritto di andare a vedere una partita in uno stadio. Non è cosa da poco. È anzi un gran brutto fallimento per un paese che da trent'anni discute lo stesso argomento. Tolleranza zero, dunque, grande energia nel combattere i delinquenti da stadio. Ma anche attenzione ai diritti elementari degli altri. Quarta cosa da non fare, pensare che le società siano complici. Le società hanno mille difetti, ma sul problema ultrà sono parte lesa. Se qualche volta si fanno ricattare non lo fanno per piacere ma perché devono subire un fenomeno di puro stampo criminale. Avrebbero semmai a loro volta il diritto di essere protette. La violenza della curva è opera di delinquenti che cercano di difendere un territorio in cui spadroneggiano e del cui sfruttamento campano. Ci sarà forse stato qualche presidente colluso, ma non fa statistica. Il problema è la curva. L'unico vantaggio di questa storia è che il nemico ha una faccia e una collocazione estremamente precise. Sfruttiamo almeno questo vantaggio.
Mario Sconcerti